IL GATTO IN TASCA
di
Geroges Feydeau
NOTE DI REGIA
Il titolo originale di questa commedia è Chat en poche, che letteralmente significa il gatto In tasca, ma che esprime un modo di dire corrispondente al nostro "a scatola chiusa".
Tutta la vicenda, infatti, ruota attorno all'equivoco prodottosi in casa di un ricco industriale parigino, quando questi, accettando praticamente "a scatola chiusa" un giovanotto che arriva dalla provincia, lo scambia per un famoso tenore.
Complicano ulteriormente la vicenda scambi di persona ed amori supposti e fìttizi, creando così una miscela di elementi che conduce vorticosamente la commedia verso livelli di altissimo effetto comico. Il desiderio, da parte del personaggi, di credere che le cose stiano come essi desiderano, è tale da accecarli fino al punto di intricare tutta la vicenda fino all'inverosimile. E la risoluzione finale, alla luce di ciò, non può che risultare tutt'altro che definitiva.
La compagnia "Le colonne" toma a Feydeau a distanza di due anni dalla messinscena di Sarto per signore, spettacolo che riscosse un notevole successo.
In quell'allestimento, Feydeau venne interpretato quale autore moralista che ironizza sulle ipocrisie di una borghesia francese gaudente e viziosa.
In questa nuova proposta, si preferisce, invece, spostare l'accento dalla lettura in chiave sociale ad un'altra che può essere definita "epocale". Qui tutto è al servizio della risata. Dove questo ridere non è un ridere di qualcosa, ma un ridere di niente, un riso fine a se stesso che rimanda, appunto, ad un niente, ad un nulla su cui si fondava quella società e quella cultura di fine secolo che esorcizzava inconsciamente con la risata il tragico epilogo verso cui stava precipitando. Le numerose somiglianze fra quello e questo nostro finale di secolo non possono non rendere di enorme attualità l'opera di Feydeau e la riproposta fattane con questo allestimento.
GIANCARLO LOFFARELLI