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- Ma l'oltre che ormai Pirandello crede di aver intravisto, altro non è che il nulla: dietro questa realtà, così come essa ci appare, non c'è nulla; c'è il nulla, come egli stesso afferma in un'intervista del 1936: '''Nietzsche diceva che i Greci alzavano bianche statue contro il nero abisso per nasconderlo. Io le scrollo, invece, per rivelarlo. In questo nulla spero di trovare il tutto";

- COSI' E' (SE VI PARE), il dramma del 1917 in cui la donna velata (come la verità) si rifiuta di manifestare una propria identità, affermando di essere soltanto "colei che mi si crede", indica che Pirandello va ormai oltre Nietzsche, distruggendo anche l'ultima bianca statua che pure il filosofo tedesco aveva lasciato in piedi: quella dell'io;

- Dopo aver distrutto, con Nietzsche e più di Nietzsche, tutti i fondamenti per dis-velare il nulla, Pirandello sembra rendersi conto che qualcosa non può crollare. Nel saggio L'UMORISMO (1908), egli aveva già intuito che quella di scomporre i personaggi per mostrarne le in congruenze, era una caratteristica propria degli umoristi;

- Ne L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA (1923) queste incongruenze smascherate rivelano però una profonda umanità, nello strano caso dell'uomo malato di cancro che manifesta un dolcissimo attaccamento alla vita ed una passione per le cose più banali della vita;

- Ed è Pirandello stesso che, contro coloro che lo accusano di cerebralismo, ormai rivela esplicitamente la sua passionalità: e se il vero o presunto cerebralismo era uno strumento potentissimo di demolizione, questa sua passionalità diventa uno strumento altrettanto potente di costruzione di valori;

- La donna che piange il figlio che non ha più, ne LA FAVOLA DEL FIGLIO CAMBIATO (1933), esprime uno di questi valori a cui Pirandello crede: Il legame di sangue, i vincoli umani;

- In una LETTERA a Marta Abba del 1936, Pirandello dichiara la precisa coscienza di esser prossimo ad un'opera in cui queste sue convinzioni giungeranno ad un altissimo livello di espressione;

- I GIGANTI DELLA MONTAGNA, l'ultimo ed incompiuto lavoro del 1936, è quest'opera. Qui, il Pirandello iindagatore e demolitore lascia definitivamente il passo ad un Pirandello che si arresta di fronte a quell'oltre che è l'inspiegabile e l'indicibile: nel nulla egli ha trovato quel tutto che sperava di trovare.

GIANCARLO LOFFARELLI