"A Trieste si sanno i nomi di tutti e quattro i protagonisti". Così; afferma Italo Svevo a proposito di Senilità, ribadendo la stretta connessione fra il suo romanzo e la vita reale, nonché il carattere profondamente autobiografico di Senilità. E così non è, forse, per ogni romanzo? Di più: per tutta la letteratura? Di più ancora: per ogni forma d'arte? Ma anche quando il confine fra la vicenda narrata ed i fatti realmente accaduti, fra i personaggi e le persone è assolutamente indistinguibile, rimane, netta, la differenza fra l'arte e la vita: l'arte, infatti, necessita, per esser tale, di una forma di distanza dalla vita. Le forme che può assumere questa distanza sono diverse. Una di esse, una delle più interessanti, quella in cui eccelle Svevo, è l'ironia. Quindi, I rapporti fra i personaggi, proprio come accade in Svevo, sono trattati con la leggerezza tipica che ad essi conferisce l'ironia, lasciando nello sfumato quanto nel romanzo è sfumato: il rapporto morboso che lega Amalia ad Emilio ed Emilio a Stefano, la vera natura del sentimento di Angiolina verso Emilio e di Amalia verso Stefano. Non mancano, quindi, i momenti decisamente umoristici, così come è nel romanzo, ma la distanza, condizione essenziale per l'ironia, è resa soprattutto dalla scelta di far interpretare agli attori le battute dei personaggi e, al tempo stesso, il discorso in terza persona sui personaggi che essi stessi interpretano.
GIANCARLO LOFFARELLI