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Per questo:
-ho chiesto agli attori un pericoloso gioco di equilibrio fra l'immediatezza di una interpretazione verista e la mediazione di un distacco epico;
-ho chiesto allo scenografo uno spazio claustrofobico che possa, improvvisamente ed inaspettatamente, aprirsi a dimensioni senza confini;
-ho chiesto al costumista e alle luci una gamma cromatica ridotta, capace di giocare sulle sole sfumature le varietà coloristiche;
-ho scelto musiche organicamente inserite nel testo, ma capaci di dire ciò che il testo dice col silenzio;
-ho cercato quanto più possibile il contatto diretto con il pubblico perché solo così è possibile veicolare l'interiorità dei personaggi.
GIANCARLO LOFFARELLI