E per scrivere Le bourru bienfaisant, Goldoni chiese consiglio persino a Rousseau, quando questi, però, gli chiese di poter leggere la commedia, Goldoni, che aveva promesso a Rousseau di fargli avere il manoscritto, preferì defilarsi, timoroso che il grande filosofo potesse riconoscersi nella figura del protagonista, Geronte.
Fu Goldoni stesso a farne poi una traduzione in italiano.
La vicenda, ambientata a Parigi nella casa di Geronte, narra le burrascose disavventure finanziarie di Leandro, nipote del ricco ma burbero Geronte che non vuol più sentir parlare dello sciagurato nipote, che è stato capace di sperperare il suo patrimonio personale e la dote della sorella, Angelica, per soddisfare i capricci di sua moglie, Costanza. Geronte è quindi deciso a provvedere alla sistemazione della sfortunata nipote fornendole una dote per sposare l'uomo che egli ha scelto per lei: Dorval, un vecchio amico di Geronte.
La scoperta che Angelica non ama Dorval, che Costanza non è l'insaziabile superficiale che egli credeva, che Leandro ha sperperato il patrimonio soltanto per amore; tutto ciò indurrà il burbero Geronte alle sfuriate che tanto terrorizzano le persone che gli sono vicine, salvo poi svelare il buon cuore che il suo brutto carattere aveva tenuto sempre celato.
La compagnia teatrale "Le colonne" presenta la messinscena de Il burbero benefico con la regia di Giancarlo Loffarelli che ne offre una interpretazione ispirata alla lettura di Silvio D'Amico: non un Goldoni osservatore, cantore e critico della borghesia del Settecento, fiero oppositore della Commedia dell'Arte, ma un Goldoni che, in continuità con quella tradizione, costruisce, con maggiore abilità, caratterizzazione psicologica e complessità di intrecci, spettacoli che esaltano la vitalità attraverso la forma del puro divertimento; teatro autoreferenziale come autoreferenziale può essere la musica, non per questo incapace di suscitare emozioni e riflessioni.