Nei testi teatrali di Čechov sembra accada mai niente. In effetti accade poco, se il lettore e lo spettatore intendono l’accadere di azioni esteriori, di fatti eclatanti e colpi di scena. In Čechov accade poco di tutto questo perché ad accadere continuamente sono eventi che concernono la vita interiore dei personaggi: tanto lenti sono i ritmi esteriori delle opere di Čechov quanto vorticosi sono quelli interiori. E così è anche in Zio Vanja.
Nella tenuta di campagna della famiglia Serebrjakov non accade alcunché di particolare. Tutto è scandito regolarmente: la mattina alle otto si prende il tè, all’una si pranza, alla sera si cena. I lavori dei campi sono organizzati e diretti da Sonja, la figlia del proprietario, e da suo zio Vanja (fratello della prima moglie di questo proprietario). Con loro è la vecchia balia, Marina: anche lei contribuisce a scandire la regolarità quotidiana alternando al rito del samovar il lavoro alla calza. La casa è frequentata, saltuariamente, da Astrov, un medico con una spiccata passione per la conservazione della natura e preoccupato per il progressivo degrado che egli nota nel paesaggio russo.
Le cose cambiano quando il proprietario, il professor Serebrjakov, che normalmente vive in città, decide di trascorrere qualche periodo in campagna insieme alla sua giovane e affascinante seconda moglie, Elena. La loro semplice presenza, in maniera misteriosa, è destinata a sconvolgere la rassicurante regolarità della vita di campagna: Sonja e zio Vanja smettono di lavorare, quest’ultimo è innamorato della bella Elena e non fa che starle dietro, così come pure il dottor Astrov, che intensifica le proprie visite, formalmente per curare i malanni del vecchio professor Serebrjakov, di fatto perché anch’egli invaghito di Elena.
Serebrjakov non ama la vita in campagna ma non può ormai permettersi più di vivere in città per motivi economici e allora ha un’idea: vendere la tenuta di campagna, investire in titoli di Stato e, con gli interessi, comprare una dacia in Finlandia. Questa, che per Serebrjakov è la soluzione a tutti i problemi, per zio Vanja è la notizia che fa esplodere in lui rancori mai sopiti: per un’intera vita egli s’è sacrificato per il cognato, ha lavorato per lui rinunciando alla propria parte di eredità affinché la defunta sorella potesse acquistare quella tenuta dove pensava di poter trascorrere ormai il resto della vita insieme alla nipote Sonja e ora si trova dinanzi all’eventualità di essere cacciato via.
La reazione di Vanja è terribile e, al tempo stesso (come sempre in Čechov), ridicola.