LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA
di
Tennessee Williams

NOTE DI REGIA 

"E' difficile dire se Williams sia il più grande drammaturgo americano del secondo dopoguerra così come dire se lo sia Miller od O'Neil. Certamente egli descrive in modo impareggiabile, dell'America, le sensazioni umorali, gli odori tutto ciò che sfugge nella sua stessa concrezione materica (...)

"La gatta sul tetto che scotta" è un crogiolo di sentimenti contraddittori che prendono forma di personaggi di uno spessore e di un realismo impressionanti (....)

L'intero dramma si coagula attorno alla sensazione del caldo-umido prodotto dall'ambientazione geografica (il profondo sud degli U.S.A.) che è figura metonimica dei sentimenti che prendono corpo sulla scena. Le scene, il trucco, i costumi, non fanno che reiterare questa intuizione di fondo. Soprattutto la musica, nella quale echeggiano ritmiche africane che del calore e di ogni sud sono grande metafora (...)

(...) Ma il tutto è al servizio della parola che evoca. Che crea. Tutto è costruito a sottrarre il superfluo per tener avvinghiato lo spettatore a ciò che la parola plasma, E alla fine resta (dovrebbe restarle) la sensazione del fiato sospeso come in un giallo (senza assassini, senza vittime, senza commissari).

GIANCARLO LOFFARELLI