I DELITTI DELLA RUE MORGUE
di
Edgar Allan Poe
NOTE DI REGIA
Due considerazioni.
Prima considerazione. Il cosiddetto "giallo" ha legami strettissimi di parentela con il teatro e particolarmente con il grande teatro. Quello che è considerato da molti il punto più alto della tradizione teatrale occidentale, 1' Edipo re di Sofocle, può, senza forzature, essere considerato il primo "giallo" della storia del teatro occidentale, con tanto di delitto, investigatore e assassino.
Seconda considerazione. La passione per il "giallo", che ha attraversato tutte le epoche, coinvolgendo milioni di lettori e spettatori ma anche tanti grandi scrittori che si sono cimentati con questo "genere", è rivelatrice, per chi voglia andare oltre uno sguardo superficiale, di una natura particolare di cui questo tipo di letteratura è portatrice.
Queste due semplici considerazioni possono forse aiutare a comprendere lo spirito di questo lavoro: rendere chiara, manifesta la valenza "filosofica" di questo tipo di letteratura ( e da qui la scelta di Poe, che ha sempre evidenziato questa valenza nei suoi racconti) che, in qualche modo, cerca di spiegarsi il perché del male.
In Poe, per di più, questo intento viene cosi nascosto da apparire soltanto a chi sia capace di lasciarsi sorprendere dall'apparente insensatezza delle sue storie per andare ad interrogare proprio questa mancanza di senso che, se appunto interrogata, lascia trapelare una ulteriorità di senso, recondita proprio perché estremamente evidente, proprio come la "lettera rubata" del racconto omonimo di Poe.
Ecco dunque la suggestione che qui si vuol seguire: se in apparenza il "giallo" sembra chiedersi "chi è che ha ucciso?", in profondità esso si interroga sul perché si uccide ed, estensivamente, sul perché si fa il male.
Ma è possibile rispondere a queste domande? Il male non resta, in fondo, sempre un mistero, anche quando il più bravo degli investigatori abbia scoperto l'autore di un dato tipo di male?
E' per questo che il presente lavoro sceglie la via dell'interattività: non fornisce risposte sul problema; invita lo spettatore a cercare una sua risposta, ma soprattutto a cercare e basta.
Il finale del racconto di Poe dà una sua interpretazione del perché si compia il male. A questo finale ho voluto affiancarne altri due, scritti da me in maniera compatibile con le premesse della vicenda ma diversi nell'interpretazione data al male.
Vengono fuori tre proposte:
una, secondo la quale il male è originato da una scelta libera dell'uomo (finale "A");
un'altra, che considera il male una forza della natura (finale "B");
un'ultima, che attribuisce il male ad una causa di ordine sovrannaturale (finale "C").
Al pubblico che non conosca già il racconto non è dato sapere quale sia il finale scritto da Poe, proprio per ribadire che la scelta è esclusivamente sua.
I tre finali, dunque (uno dei quali il pubblico sceglierà, volta per volta, di vedere) non sono una trovata ad effetto, ma soltanto un semplice strumento per suggerire tutto questo.
GIANCARLO LOFFARELLI